Perché il ruolo del social media manager non è un ruolo che può ricoprire chiunque

Perché il ruolo del social media manager non è un ruolo che può ricoprire chiunque

Una recente ricerca condotta da “We Are Social” ha evidenziato la permanenza giornaliera sui social dell’utente medio: circa 2 ore e 19 minuti.

Un bel tempo non credi?

Ma ti svelerò un segreto: saper usare uno o più di queste piattaforme social e strumenti non fa dell’utilizzatore un “social media manager” pertanto, davvero, basta con la comunicazione Fai-Da-Te.

Capisco la crisi, capisco che è sempre più difficile assumere personale competente, capisco che è anche difficile delegare totalmente la comunicazione aziendale, ma per favore, basta con questo improvvisarsi social media manager.

Lasceresti mai progettare la tua casa a qualcuno solo perché è bravo a costruire castelli di sabbia in riva al mare? No, eh. Però siamo meno restii a  lasciare nelle mani di figure non troppo competenti la gestione delle nostre pagine social.

Eppure, diversamente da quanto si possa immaginare, comunicare (anche sui social) in modo arbitrario e incoerente, è deleterio per l’azienda tanto quanto l’acqua del mare per i castelli di sabbia.

Quante pubblicità super imbarazzanti hai visto in tv che hanno ridotto a brandelli la reputazione di un’azienda? E sui social? Vogliamo parlare delle valanghe di contenuti poco professionali che tutti i giorni le aziende postano?

Video fatti con lo smartphone, copy sgrammaticati, immagini mosse o poco nitide, insomma, contenuti che generalmente non evidenziano una spiccata professionalità.

Andresti mai a mangiare in un posto sporco o poco curato? No. E allora, perché qualcuno dovrebbe richiedere i tuoi servizi se non comunichi professionalità?

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Non dirmi che non è vero! La maggior parte degli utenti ricerca informazioni su un’attività prima su Facebook e poi su Google. Questo si traduce in un primo contatto dell’utente con l’azienda.

Se la pagina corporate è priva delle informazioni più importanti, quante possibilità ci sono di aver fatto una buona impressione?! Poche. Questo contatto mancato altro non è che la perdita di un potenziale fan o follower, quindi di un potenziale cliente.

Ma non facciamola così tragica, ci sono anche aziende che, in autonomia, gestiscono i propri canali e profili social in modo rigoroso e accurato: contenuti creati ad hoc, compilazione precisa e puntuale delle informazioni, coerenza e continuità dei post, sponsorizzazioni precise.

Peccato però che questo, da solo, non è sufficiente. Avere una comunicazione efficace non significa che sia anche efficiente: magari per raggiungere un obiettivo, si spende tra volte di più, generando costi promozionali molto alti.

Ma prendiamo in considerazione anche un altro caso, cioè l’ideale per molti: ottimi post, target centrato e ottimo punteggio nelle sponsorizzazioni Facebook.

Tutto bene, fino a qui. Ma se le azioni nascono e finiscono sul social, senza generare conversioni significative, siamo sicuri di poter affermare che questo sia ugualmente un buon risultato?

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Ecco perché nella comunicazione digitale non basta pensare alla singola azione ma bisogna avere una visione d’insieme più completa e dettagliata.

Curare i canali social di un ente, un’attività, associazione significa mettere in atto sia conoscenze tecniche che una serie di soft skill che hanno a che vedere per esempio, con l’interazione umane.

È questo che differenzia un social media manager dal cugino di turno.  La creazione di un funnel digitale con azioni mirate e pensate su misura per il target, non è un qualcosa che si può fare in un paio di settimane.

La strategia e la creazione di un piano editoriale deve essere pensata sulla base delle esigenze dell’azienda, dei suoi obiettivi, del target e del canale.

Bisogna pensare ad un tono di voce in linea con il brand, analizzare il mercato e i competitor.

Le azioni non devono iniziare o terminare sul social ma devono proseguire un percorso più articolato, creato per accompagnare l’utente in tutte le fasi che vanno dall’essere un “prospect” all’essere un “customer”.

Quante volte avete cliccato su un link e siete stati catapultati sulla homepage del sito senza avere la minima indicazione? Oppure quante volte avete cliccato su un banner di Google e aspettato “secoli” prima di visualizzare la pagina?

La pazienza stimata dell’utente arriva a malapena a 3 secondi, al 4° secondo si è già fuori.

Questi piccoli errori di inesperienza, messi insieme uno ad uno, generano crepe nel funnel che si traducono in una perdita crescente di utenti.

Se negli anni è stata riconosciuta la figura professionale del social media manager, un motivo ci sarà, giusto?

Quindi davvero, basta improvvisarsi social media manager, content manager, community manager ed art director. Affida la tua comunicazione ad agenzie specializzate o professionisti del settore.

Questo ti permetterà di ottimizzare il budget, identificare le metriche e KPI, creare piani di comunicazioni integrati e in linea con le esigenze informative dell’utente moderno.

Spero che questo articolo possa averti dato qualche informazione in più sul ruolo del social media manager e soprattutto, spero di averti distolto dall’infondata convinzione che noi social media manager “passiamo troppo tempo su Facebook”.

Se vuoi affidare i tuoi social a delle mani esperte clicca qui o scrivici a hello@briefme.it.

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